Mi Cuerpo es mio, un anno dopo lo sgombero del consultorio: occupazione simbolica davanti al comune
Oggi 14 Dicembre, come preannunciato ieri, è stata organizzata un’occupazione simbolica al Comune di Catania dalle ore 9 da parte delle attiviste e degli attivisti del Consultorio “Mi Cuerpo Es Mio”.
A un anno dallo sgombero dei locali di via Gallo e via Sant’Elena del Consultorio mi cuerpo es mio e dello Studentato 95100, gli attivisti e le attiviste oggi ribadiscono che “nonostante il tempo trascorso l’immobile continua ad essere abbandonato da parte delle istituzioni”.
La protesta simbolica proseguirà per tutta la giornata, durante la quale saranno svolti consulti, laboratori e attività che prima dello sgombero erano svolte all’interno dei locali sgomberati.
Le dichiarazioni delle attiviste
Dichiara Lara, attivista del Consultorio “Dopo un anno di silenzio assordante alle richieste di soluzioni, nessuna risposta è stata data, nessuno ha sostenuto questa esperienza di ricchezza sociale e culturale.
Questo non ci sorprende, purtroppo, perché è il prodotto di una politica ipocrita, preda delle attese, dell’immobilismo burocratico, incapace di leggere i dati che vengono pubblicati ogni anno sulla violenza di genere.
Siamo qui per dire che tutto questo è violenza istituzionale!
Siamo qui per dire che, nonostante i tentativi di silenziare e neutralizzare, niente ci ha fermato!”
Continua Lara “Dopo un anno, ci chiediamo:
Come mai si è preferito lasciare l’immobile abbandonato per un anno? Come mai le richieste di migliaia di persone in città di restituirlo ai progetti del Consultorio sono rimaste inascoltate?
Ci chiediamo, inoltre, come mai l’assessore alle pari opportunità Viviana Lombardo, che tanto abbiamo visto spendersi a parlare nelle giornate del 25 novembre, abbia taciuto davanti al violento sgombero e non si sia spesa per trovare delle soluzioni.
Noi chiediamo un tavolo di confronto immediato con i membri della Fondazione Ursino Recupero per chiarire pubblicamente la loro intenzione di destinare l’immobile ad “associazioni cattoliche della zona” e a Frontex, agenzia internazionale che si è macchiata più volte di violazione dei diritti umani nelle frontiere piuttosto che a un presidio contro la violenza di genere.
La lotta e la prevenzione alla violenza di genere non è fatta di passerelle, promesse al vento. All’abbandono, alla privatizzazione, alla violenza istituzionale, rilanciamo la nostra meravigliosa esperienza ricca di reti di solidarietà e sorellanza. Lo facciamo
per tutte quelle che non hanno più voce e per tutte quelle bambine, ragazze, donne e soggettività che vogliono fuoriuscire dalla violenza! “